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armenia martire

Anniversario di Hrant dink

di Alexandre del Valle*

Fonte: http://blog.alexandredelvalle.com/archives/245-LArmenie-martyre.html

       Introduciamo ripetendo quanto gia scritto in altro articolo, bestialità, crudeltà, disumanità e barbarie hanno continuato a ripetersi negli anni, fino a ieri, con l'uccisione del giornalista Hrant Dink odiato perché armeno (!) , anche se aveva cercato di blandire i massacratori del suo popolo, negando la pianificazione dello sterminio armeno. Questo particolarde deve far riflettere quanti oggi blandiscono e carezzano i turchi: potrebbero essere proprio loro le prime vittime...

La Redazione

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e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

Un anno dopo l'assassinio del capo della comunità armena di Turchia, Hrant Dink, abbattuto il 19 gennaio 2007, ad Istanbul, France Soir ha voluto raccogliere i propositi espressi da uno dei protagonisti della comunità armena di Francia e dell'Europa, Alexis Govciyan, presidente del Consiglio di coordinamento delle organizzazioni armene di Francia (UGAB)

INTERVISTA di France Soir:

 

- M Govciyan, eravate vicino a Hrant Dink, abbattuto un anno fa da un nazionalista turco anti-armeno con due colpi nella schiena al grido di "Allah Akbar". Che rappresentava per voi e per gli Armeni Hrant Dink?

 

- Hrant Dink, rappresentava per il mondo intero la speranza di una Turchia moderna, aperta e democratica (1), pronta ad affrontare la sua storia e nella quale tutte le identità culturali potessero coabitare in pace e tolleranza. Era stato oggetto di una persecuzione giudiziaria incessante a causa delle sue prese di posizione sul riconoscimento del genocidio armeno e sui necessari cambiamenti della società turca in materia di libertà di espressione, di diritti dell'uomo e di democrazia. Era stato condannato nel 2005 a sei mesi di prigione col beneficio della condizionale dal tribunale di Istanbul, ai sensi dell'articolo 301 del codice penale turco, ed era oggetto di minacce continue da parte di quel che in Turchia si chiama "lo Stato profondo”.

(1) È soltanto un'illusione il credere che la democrazia possa essere certezza di pace e di tolleranza: si dipenderà sempre da una maggioranza, più o meno razionale, più o meno casuale, o addirittura da una minoranza bene agguerrita e bene organizzata, capace di presentarsi e farsi credere espressione e pensiero della maggioranza...

- Tuttavia, Dink era conosciuto per il suo rispetto della nazione turca, per il suo patriottismo, per il suo impegno in favore del dialogo…

 

- Sì, si considerava un cittadino armeno della Turchia (2) il cui il combattimento doveva servire all'avvicinamento dei due popoli ai quali si sentiva anche legato. Assassinando l'uomo, l'omicida ed i suoi mandanti, vicini agli ambienti nazionalisti e allo Stato, hanno voluto assassinare le speranze che aveva fatto nascere.

(2) Non vogliamo giudicare Hrant Dink, Ma non riusciamo a capire come un armeno possa dirsi e considerarsi turco: in uno stato pacificato, nel quale chi ha sbagliato abbia chiesto scusa e perdono, potremmo ammetterlo, ma in una Turchia, che non solo non chiede perdono, ma addirittura condanna chiunque ammetta l'esistenza stessa del fattaccio, non riusciamo a capirlo affatto.

- Quale fu la vostra reazione?

 

- Il Consiglio di Coordinamento delle organizzazioni Armene di Francia (CCAF) aveva denunciato questo crimine odioso che, al di là dei sentimenti di dolore e di rivolta che suscitava, privava la democrazia ed i diritti dell'uomo di uno dei suoi più grandi difensori. Avevo voluto essere presente alle esequie di Hrant Dink, con una delegazione del CCAF, per ricordare la solidarietà dei francesi di origine armena con la famiglia del giornalista assassinato, con la comunità armena della Turchia e con tutti i democratici turchi che si battono per la riconoscenza del genocidio.

 

 

- Quale è stato l'atteggiamento della Turchia dopo?

 

- Le autorità turche non hanno ancora fatto luce su questo assassinio nel quale sembrano effettivamente implicate varie componenti dello Stato, a diversi livelli. I suoi cari, membri della sua famiglia ed amici, continuano ad essere ancora oggetto di persecuzioni e di assilli diversi, sempre ai sensi di questo famoso articolo 301 del Codice Penale turco tutt’ora in vigore, che punisce ogni individuo che esprime delle opinioni per il riconoscimento del genocidio armeno o per l'evacuazione di Cipro occupata illegalmente dall'esercito turco dal 1974.

 

Il 19 gennaio 2007, nel quartiere di Chichli, cuore storico di Istanbul, Hrant Dink è assassinato freddamente davanti al suo giornale AGOS con parecchi colpi alla testa. Dink aveva conosciuto la prigione, le torture. Aveva attraversato le prove della dittatura, delle persecuzioni poliziesche, degli ultranazionalisti-islamici turchi che volevano da molto la sua pelle. Ma lungi dal prendersela coi Turchi, spiegava che era "fiero di essere turco", che la Turchia era una grande nazione, che gli Armeni della Turchia dovevano riconciliare imperativamente la loro identità armena con la loro Patria turca. A dispetto della sua certezza di essere minacciato, perdonava in anticipo i suoi carnefici ultranazionalisti turchi, secondo lui manipolati dal nazionalismo di Stato. Il suo sogno di riconciliazione armeno-turca gli permetteva di sostenere l'Armenia nel mondo ed in Turchia, pur fustigando la turcofobia in Europa ed in Armenia (3). Era del resto favorevole all'entrata della Turchia nell'UE. Non è stato ricambiato… Dalla magnifica isola a largho di Istanbul dove risiedeva ogni estate da 20 anni, Hrant Dink ci spiegava che non avrebbe disperato mai della Turchia e dei Turchi. Non perché era ingenuo, ma perché stimava che la forza del dialogo un giorno avrebbe cambiato i turchi più irretiti nel pregiudizio. Eroe umanista, poneva come punto di onore il distinguere sempre tra il regime dittatoriale che aveva commesso il genocidio e la Turchia moderna (4). Per lui, le prime vittime di questa ideologia razzista ultranazionalista ed islamica -che ha condotto al genocidio degli Armeni e con essi la maggior parte dei Cristiani della Turchia (Assiro-Caldei, Greci, ecc.)- sono gli stessi turchi, indottrinati dai partiti estremisti, dall'ideologia nazionalista e dai movimenti islamisti. Come l'assassinio di preti e l'aggressione di Alevi**, di ebrei o di Cristiani, quello di Hrant Dink si inserisce nella cornice di questo fanatismo islamo-nazionalista (5) contro il quale all'inizio del mese di gennaio manifestavano migliaia di turchi alevi e laici non contenti della politica di reislamizzazione del partito del Presidente Gül e del Primo Ministro Erdogan attualmente al potere ad Ankara.

(3) Ci dispiace che Hrant Dink non possa spiegarci il perché egli fustigava la turcofobia in Europa e [addirittura!!!] in Armenia: Per noi europei poi, più che di fobia, si tratta di semplice constatazione: la Turchia non ha assolutamente niente a che vedere con l'Europa, niente di che spartire con gli europei. In breve: noi la Turchia non la vogliamo in Europa. Certo, essa può far comodo agli americani e ai suoi interessati lecchini, ma non ai popoli d'Europa, e non ce ne frega niente se anche Hrant Dink la voleva in Europa!

 

 

 

 

(4) Strano, ma lo ha assassinato proprio la Turchia moderna.

 

(5) È comunque un fatto incontrovertibile che chi comanda in Turchia sono appunto i fanatici islamo-nazionalisti, così come è islamo-nazionalista il famoso art. 301 del CP, così come sono fanatici islamo-nazionalisti il Governo e la stragrande maggioranza dei turchi che non vogliono sentir parlare di olocausto armeno, che non vogliono chiedere pubblicamente perdono di quell'immane genocidio, che li ha resi meritevoli di peggior sorte, altro che di entrare in Europa!

Un anno dopo questo assassinio, il CCAF rende omaggio alla memoria di questo grande giornalista ed organizza varie manifestazioni. Innanzitutto, con l'associazione Sourp Khatch Tebrevank e l'associazione Scuola bilingue Santa Croce di Varak il venerdì 18 gennaio 2008, alle 20.30, una Conferenza-dibattito, alla scuola Hrant Dink di Arnouville les Gonesse***, con la partecipazione effettiva di due personalità della Turchia, il Dottor Ümre Deniztuna, Avvocato, ed Ochin Tchilingir, scrittore. Tutte le organizzazioni armene di Arnouville e dintorni saranno ugualmente unite in questo avvenimento al quale parteciperanno membri della famiglia di Hrant Dink e i suoi amici. L'obiettivo di questa conferenza-dibattito, in una scuola che porta già il suo nome, è quello di richiamare la memoria di Hrant Dink e di esaminare l'evoluzione della situazione in Turchia. Sabato 19, il CCAF farà deporre una corona sulla tomba di Dink, ad Istanbul. Una Messa di requiem sarà celebrata domenica 20 gennaio alle 11.00 nella Cattedrale armena di Parigi in Via Jean Goujon, così come sarà organizzata una cerimonia di raccoglimento e alle 13.00 verranno deposte corone alla Statua di Komitas (Corso Alberto I, Parigi 8).)

 

* Autore, con Emanuele Razavi, del Dilemma turco, le vere poste della candidatura di Ankara, Les Syrtes, 2006.
      *** Scuola Hrant Dink, 40-42 Rue Saint Just, 95400 Arnouville les Gonesse

** Alevi, musulmani mistici e futuristi...: strana mescolanza di modernismo, sono repubblicani, femministi, aperti alla laicità fin da 1920. Nel 1923 molti Alevi hanno sostenuto Atatürk nelle sue riforme. ... Gli Alevi differiscono dagli altri musulmani (in particolare dai sunniti ortodossi), loro non vanno in moschea, non osservano il digiuno del ramadan...

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